Nel Consiglio Federale svoltosi venerdì 29 maggio è accaduto un fatto grave, molto grave.
Parliamo della seria ipoteca messa sul futuro della Federazione Italiana Rugby dal voto espresso da una maggioranza in scadenza, che ha approvato una pioggia di incarichi pluriennali con scadenza nel 2023 e nel 2024.
Il comunicato stampa federale di sabato, infatti, edulcorato dei dettagli come di consueto, parla di nomine, soprattutto di nomine…
Ma facciamo un brevissimo passo indietro…
Era sembrato che la grave crisi pandemica nella quale tutt’ora ci troviamo avesse indotto la dirigenza a cambiare l’atteggiamento sbagliato col quale si è sempre mossa.
Per questo motivo chi rappresenta Pronti al Cambiamento (PALC) all’interno del Consiglio ha tenuto una posizione istituzionale di grande responsabilità, contribuendo al formarsi di posizioni e votandole di conseguenza, con coerenza.
Uno stile che dovrebbe essere prassi nel governo di una Federazione sportiva.
Purtroppo, invece emerge ancora una volta il metodo di questa presidenza esangue, che ha evidentemente trovato ossigeno insperato nei denari in arrivo dal fondo di investimento che ha appena concluso l’operazione di ingresso nel capitale della società di gestione del PRO14.
Sono stati confermati uomini e staff sul cui merito, a fronte di risultati sportivi e gestionali imbarazzanti, sarebbe stato, perlomeno, opportuno discutere scendendo nei particolari per dividere il buono dal meno buono.
Più di due milioni di euro di budget federale bruciati in un amen, senza che sia stato possibile discuterne nella legittima sede del Consiglio, senza che i consiglieri, responsabili appunto di consigliare, abbiano potuto essere informati prima e ascoltati dopo nel merito di incarichi e qualità dei curricula, senza sapere a quale programma (l’ennesimo anno zero…) quelle posizioni debbano applicarsi.
Come già detto altre volte, non è certo così che si fa crescere una sana cultura di governo.
L’esempio del metodo di comportamento e di lavoro che dal Presidente ai Consiglieri dovrebbe poi informare tutti gli ambienti della gestione del rugby italiano, sia dirigenziale che tecnico, viene ancora una volta a mancare gravemente.
Nessuno stile. Nessuna cultura di governo. Solo potere, becera gestione di potere, con un solo fine: alimentare se stesso.
Non c’entra il rugby, non c’entrano i messaggi educativi, non c’entra lo sport né i risultati, non c’entra nulla, solo consolidare le traballanti gambe delle proprie sedie.
Diceva Sun Tzu “Il leader comanda con l’esempio non con la forza”: ma qui ci troviamo di fronte ad un pessimo esempio, oltre che ad una deprimente dimostrazione di debolezza.
Garantire se stessi o, perlomeno, minare i ponti a chiunque si trovasse domani con la responsabilità di provare ad invertire la rotta della FIR dopo una presidenza che è già nella storia per i peggiori risultati di sempre (sono i numeri che parlano), è imperdonabile.
È così che si avvilisce ulteriormente il movimento e si mortificano le professionalità eccellenti che pur ci sono tra le fila della nostra Federazione.
Dopo il fallimento epocale del cosiddetto progetto sportivo, che non si è mai ben capito chiaramente, e che ha visto uscire in tutta fretta Conor O’Shea dalla guida tecnica, pensiamo di rispondere così alle esigenze di rinascita del rugby italiano?
Nessuna relazione sul passato, nessun giudizio, nessun rendiconto, nessuna spiegazione di un qualche progetto futuro, del perché si assumono uomini con contratti al 2023, 2024, nella prospettiva, per alcuni, di un contratto a tempo indeterminato! Inaccettabile.
Come sempre Pronti al Cambiamento non giudica le persone ma le capacità, le competenze, i risultati, i progetti.
Mentre decisioni pesanti si prendono con questo metodo, i giornali informano che la presidenza schiera la nostra Federazione tra quelle in prima linea nel sostenere il rinvio delle elezioni a dopo le Olimpiadi di Tokyo.
Noi ci opponiamo con forza al rinvio, pur sapendo di non avere altro che la parola.
Non per la fregola di confrontarsi nella competizione elettorale, ma perché anche queste ultime decisioni, assunte nel drammatico momento – anche sportivo – che stiamo vivendo, ci impongono con urgenza un profondo cambiamento.
Ciò che è accaduto è grave, molto grave.
Riccardo Roman
Presidente Associazione Pronti al Cambiamento